Il conflitto intersoggettivo si stava manifestando a parole tra il Governo centrale e i Governatori delle Regioni più colpite dalla Pandemia.
Ora si è concretizzato dopo le ordinanze di Veneto, Lombardia, Emilia Romagna ecc. che di fatto hanno imposto comportamenti diversi ai propri cittadini/residenti.
Stato e Regioni si scontrano quotidianamente sulle limitazioni da imporre e, in generale, sulla gestione dell’epidemia.
Vi è netta spaccatura tra nord, centro e sud sulle misure da adottare. La percezione del rischio è diversa a seconda della diffusione del virus.
Insomma, in assenza di una disciplina centralizzata in materia, ognuno fa da sé. Tutto è lecito poiché, come si è visto, le Regioni effettivamente possono adottare misure di questo genere, tanto più in una materia, quella della prevenzione sanitaria, che fa parte di quelle a legislazione concorrente, in cui le ordinanze Regionali possono essere emanate soltanto in un quadro generale già prefissato o comunque non in contrasto con i principi delineati a livello centrale.
Di fatto però le ordinanze delle Regioni più colpite sono intervenute a restringere la libertà personale già compressa dai DPCM che si sono susseguiti.
La principale criticità a cui dobbiamo prepararci concerne, quindi, le eventuali violazioni di tali misure regionali rispetto a quelle statali. Il rischio è infatti che in base alla Regione di residenza la “legge” , le regole da rispettare e le condotte punibili siano diverse e, quindi, un comportamento non sanzionati in alcuni territori lo sia invece in altri. Questo sicuramente farà sorgere un grande problema a livello di giustizia e rispetto dei principi su cui si incardina il nostro sistema giudiziario quali il principio di uguaglianza e il dogma per cui “la legge è uguale per tutti”. È evidente come in questo caso non sia così: rischiamo che determinate condotte costituiscano illeciti solo per alcuni cittadini e non per tutti. Ne discende quindi un rilevante problema costituzionale.
Si capisce dunque con quanta facilità le ordinanze regionali potrebbero produrre preoccupanti conflitti di attribuzione fra poteri dello Stato e, in particolare, tra Stato e Regioni: tali provvedimenti, infatti, sono sì emanati in condizioni di necessità e urgenza, ma non per ciò sono intoccabili!
È facile dunque comprendere come, a quello sanitario ed economico, si stia aggiungendo un altro profilo di “emergenza”: quello costituzionale. Il conflitto è chiaramente in atto e, con buona probabilità, una volta finita l’emergenza sanitaria bisognerà porvi rimedio.
Sicuramente bisognerà fare un bilancio e comprendere quale strada intraprendere se quella federale o quella con un rinforzo dello Stato centrale.