Ad ormai quasi due mesi dall’inizio del Lockdown, considerato l’incoraggiante diminuzione del numero dei contagiati e dei decessi, sembra che l’intero Paese si stia preparando ad affrontare quella che viene definita come “fase 2”, ovvero la riapertura delle attività lavorative.

È chiaro però che tale ritorno a lavoro non possa prescindere dal rispetto delle misure di prevenzione e sicurezza; in tema sanitario infatti, seppur le misure di contenimento sono via via destinate a venire allentate, non è comunque opportuno sottovalutare il pericolo di contagio.

Bisogna infatti sottolineare che il Covid19 rappresenta un rischio biologico generico, idoneo cioè ad essere presente in qualsiasi luogo di lavoro.

Al fine dunque di chiarire quelle che sono le regole da adottare in azienda, per permettere un ritorno a lavoro “sicuro”, in data 14 marzo 2020 è stato sottoscritto il “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid19 negli ambienti di lavoro”.

Vediamo dunque, per punti, quelle che sono le direttive impartite da tale protocollo, a cui i datori di lavoro sono chiamati a prestare osservanza:

 

  1. Obbligo informativo: in primis, nel Protocollo si prevede l’obbligo del datore di lavoro di utilizzare un’idonea cartellonistica relativa ai rischi del Covid19 e alle misure di protezione da adottare (quali, a titolo esemplificativo, l’obbligo di utilizzo di mascherine e guanti, il divieto di recarsi a lavoro per coloro che hanno una temperatura corporea superiore a 37,5°, l’obbligo di informare il datore di lavoro in caso un dipendente abbia dei sintomi influenzali);

 

  1. Modalità di ingresso in azienda dei lavoratori: il Protocollo prevede la possibilità (e non l’obbligo) per il datore di lavoro di misurare la temperaturadei dipendenti al momento di ingresso a lavoro. Nel caso in cui si accerti che un lavoratore ha una temperatura superiore a 37,5° scatta l’obbligo di allontanamento dal luogo di lavoro. Sempre per quanto attiene alla modalità di ingresso in azienda nel Protocollo si consiglia di favorire l’ingresso dei lavoratori in modo “scaglionato”al fine di evitare assembramenti. Tale ultima previsione riguarda anche il momento di uscita dall’azienda;

 

  1. Accesso dei fornitori esterni: per quanto attiene all’accesso in azienda da parte dei fornitori esterni, il datore di lavoro dovrà limitare il più possibile le occasioni di incontro con i dipendenti. Per tale ragione è opportuno determinare con precisione le modalità e le tempistiche di ingresso in azienda;potrà essere buona cosa, ad esempio, individuare un percorso alternativo di accesso.

 

  1. Pulizia e sanificazione azienda: Il Protocollo prevede l’obbligo in capo al datore di lavoro di garantire “la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni di svago”. Rispetto a tale obbligo si precisa comunque che il datore di lavoro non è obbligato a conseguire alcuna certificazione dell’avvenuta attività di pulizia e sanificazione, la quale può essere gestita arbitrariamente, non essendo dunque necessario contattare specifici addetti alla sanificazione.

 

  1. Dispositivi di protezione individuale: il Protocollo prevede l’obbligo di utilizzoper i lavoratori di mascherine, guanti e gel igienizzante. È poi previsto, ove possibile, l’obbligo di adozione del distanziamento di sicurezza.

 

  1. Spostamenti interni e riunioni: Il Protocollo prevede il divieto di “riunioni in presenza”.Nel caso di assoluta esigenza, ed impossibilità di collegamento a distanza, la riunione dovrà essere ridotta al minor numero di partecipanti, sempre nel rispetto comunque delle norme di distanziamento. Sono poi da limitare il più possibile gli spostamenti all’interno della sede aziendale. Anche l’accesso ai luoghi comuni, come spogliatoio, mensa aziendale e aree fumatori, dovrà essere contingentato, prevedendo ad esempio l’accesso a tali aree in turnazione o a fasce orarie diverse, sempre comunque rispettando la distanza di un metro l’uno dall’altro.

 

  1. Gestione di una persona sintomatica in azienda:qualora uno dei dipendenti presenti sintomi come tosse o febbre deve immediatamente darne notizia all’ufficio del personale. Si procederà dunque al suo isolamento e l’azienda dovrà avvertire le autorità sanitarie competenti(contattando i numeri telefonici indicati dalla Regione o dal Ministero della Salute). Nel caso in cui il soggetto risultato sintomatico abbia avuto dei contatti stretti con altri dipendenti sarà possibile, in via cautelare, chiedere loro di abbandonare momentaneamente la sede.

 

Le misure da adottare sono dunque molteplici, e richiedono, oltre ad un impegno del datore di lavoro che dovrà mettere in sicurezza i locali ed organizzare l’attività lavorativa in modo nuovo, un eguale sforzo da parte dei dipendenti, i quali dovranno attenersi alle regole accettando di rinunciare anche a quelle che sono le classiche situazione conviviali che tradizionalmente si presentano durante la giornata lavorativa (come le pause caffè, o la pausa pranzo).

Si tratta dunque di uno sforzo comune, che imporrà di rivedere in parte quelle che sono le ordinarie prassi delle singole aziende. L’obiettivo è quindi quello di riuscire a coniugare le esigenze di prosecuzione dell’attività produttiva con la garanzia di condizioni di sicurezza degli ambienti di lavoro e delle modalità lavorative, nella speranza che nel minor tempo possibile la scienza trovi il vaccino che ci permetta di tornare alla normalità.

Attendiamo dunque il prossimo decreto nel quale saranno meglio chiarite tutte le prescrizioni imposte per le singole attività nella fase 2.