COVID19 e “Decreto Ristori”: chiarimenti sul “Contributi a Fondo Perduto” previsto dall’art. 1

Nei mesi di marzo, aprile e maggio abbiamo pubblicato, nel nostro sito web e nei profili social, una serie di articoli volti ad interpretare e a chiarire il significato dei diversi testi normativi emanati al fine di far fronte alla situazione emergenziale derivante dalla diffusione del virus COVID19.

Ebbene, seppur nel periodo estivo la portata dell’emergenza sanitaria sembrava essersi allentata, negli ultimi tempi si è registrata un’inversione di tendenza: i numeri dei contagi sono infatti aumentati in maniera allarmante. 

Di fronte a tali nuovi dati, in data 24 ottobre è stato emanato un nuovo DPCM, contenente nuove misure restrittive volte a contenere il diffondersi del contagio. 

Le limitazioni introdotte hanno riguardato, principalmente, il settore della ristorazione e dei pubblici esercizi, già soggetti a stringenti restrizioni nei mesi precedenti. 

Trattasi di disposizioni dal rilevante impatto economico, che mettono in ginocchio attività già di per sé vulnerabili.

Al fine di far fronte alle difficoltà economiche derivanti da tali limitazioni, il Governo è quindi intervenuto emanando un Decreto Legge.

In data 28 ottobre è stato infatti pubblicato in Gazzetta Ufficiale il “Decreto Ristori” (137 del 28/10/2020), contenente misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alla imprese, giustizia e sicurezza, connesse all’emergenza.

Tale testo, nei suoi 35 articoli, annovera una serie di misure volte ad agevolare le categorie maggiormente colpite dal DCM del 24 ottobre.

Uno degli articoli di maggior interesse di tale documento è il primo, il quale tratta del cosiddetto “Contributo a fondo perduto”, da destinare agli operatori IVA di determinati settori economici.

Preliminarmente è necessario chiarire quali siano i REQUISITI richiesti da tale disposizione per poter beneficiare di contributo; ebbene, il D.L. 137 del 28/10/2018 prevede che possano essere destinatari di tale ristoro i soggetti che rispettano tutti i seguenti requisiti: 

    1. Hanno una partita IVA attiva alla data del 25 ottobre 2020. Il testo normativo prevede invece l’esclusione dal ristoro per coloro che hanno attivato una partita IVA a partire dal 25 ottobre 2019 e per coloro che hanno cessato la partita IVA al momento della presentazione della richiesta di indennizzo.
    2. Svolgono un’attività prevalente ricompresa all’interno del codice attività previste dell’allegato 1 del D.L. 137. Tale allegato prevede dei codici ATECO, relativi a settori di attività che hanno subito delle limitazioni a seguito delle restrizioni imposte dall’ultimo DPCM. Sono quindi annoverati in tale documento, a titolo esemplificativo, le attività inerenti al settore della ristorazione, i pubblici esercizi, gli alberghi.
    3. Nel mese di aprile 2020 hanno avuto un fatturato inferiore di 2/3 rispetto al fatturato di aprile 2019. Il soggetto richiedente dovrà, dunque, aver subito una contrazione del fatturato superiore al 33%. Il testo di legge prevede una deroga a tale requisito di fatturato per i soggetti che hanno attivato la partita IVA a partire dal 1° gennaio 2019.

Ai fini della presentazione della domanda i requisiti qui elencati devono essere TUTTI rispettati. 

Nel testo si precisa che, per chi ha già ricevuto il contributo a fondo perduto (precedentemente previsto con il “Decreto Rilancio” di maggio 2019), l’accredito avverrà in automatico, entro la data del 15 novembre. Si evidenzia comunque che l’importo di tale accredito non sarà dello stesso valore della volta precedente: l’allegato 1 prevede infatti una percentuale di spettanza del contributo, che va dal 100% al 400%, rispetto a quanto era già stato indennizzato. 

Una novità importante del Decreto Ristori riguarda l’eliminazione del limite dei 5 milioni di euro. 

Nel precedente DL Rilancio veniva, infatti, prevista una soglia massima di non usufruibilità del contributo per i soggetti che nel 2019 avevano un fatturato superiore a 5 milioni di euro. Ebbene, anche tali soggetti potranno fare richiesta al fine di ottenere il contributo a fondo perduto previsto dal DL 137/2020. Si precisa però che questi ultimi riceveranno il contributo a fondo perduto successivamente rispetto ai soggetti che l’hanno già ricevuto in precedenza (per i quali è previsto l’accredito automatico). 

Il Decreto Ristori prevede comunque un limite massimo di importo da erogare in favore degli aventi diritto: l’articolo 1 chiarisce infatti che, in ogni caso, l’importo massimo da destinarsi al beneficiario non può mai essere superiore ai 150 mila euro.  

Il Contributo a Fondo perduto qui descritto rappresenta la principale tra le misure adottate dal Governo al fine di garantire un supporto economico per le attività colpite dalle misure di contenimento, nella speranza che presto anche tali settori possano riprendere la loro regolare attività. 

Ci aspetta un periodo difficile; il nostro studio cercherà di aiutare i propri assistiti, per quanto possibile, a dipanare i dubbi interpretativi relativi a questi interventi del Governo. 

Noi ci siamo, insieme supereremo anche questa nuova difficile prova che ci attende.